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lunedì 20 settembre 2010

INTERNET, IL PIU' GRANDE CAMBIAMENTO DELL'ERA MODERNA

Il progresso è un costante mettere in discussione le certezze del presente, per creare quelle del futuro. Molti s0no stati i cambiamenti che hanno contraddistinto la storia dell'umanità, alcuni dirompenti, capaci di cancellare o sovvertire tutto quello che c'era prima.
Oggi la rivoluzione più significativa è stata Internet, una verità insindacabile.
L'idea della rete universale informatica era nata con presupposti differenti da quelli che poi l'avrebbero contraddistinta.
Era il 1969, è la Difesa americana aveva concepito uno strumento nuovo ed affascinante. Il suo nome era ARPANET e consisteva nella creazione di una rete per la trasmissione di dati fra computer dislocati sul territorio degli Stati Uniti. La particolarità stava nel far viaggiare le informazioni a 'pacchetti', disgregando il messaggio originale, per poi ricomporle all'arrivo. In questo modo anche in caso di interruzione di un nodo nella rete non si comprometterebbe l'invio dell'informazione. Un requisito non trascurabile nel contesto della guerra fredda.
Ma l'invenzione, concepita per altri scopi, ha dato i migliori frutti in un ambito differente. I computer ed il mondo dell'alta tecnologia nel frattempo facevano passi da gigante e si diffondevano capillarmente fra la popolazione. La rete a quel punto diventava un pò di tutto.
Era appena nato Internet un meccanismo gigantesco che veicolava ogni tipo di informazione sotto forma di testi, immagini, suoni o video.
Quindi una tecnologia nata quasi incidentalmente diventava una delle più grandi invenzioni dell'era moderna. Con un impatto simile a quello avuto dalla musica rock sulla società post bellica.
Nel frattempo rimaniamo qui, in attesa della prossima grande rivoluzione.

venerdì 17 settembre 2010

STEPHEN KING, IL PADRE DELL'HORROR MODERNO

Chi qualche volta si è perso a leggere le prefazioni ai libri di Stephen King, sa quanto l'autore sia legato al mondo della musica. Suonava addirittura in un gruppo in gioventù.
E King, come un una bella favola della storia musica ha dovuto uscire dalla povertà prima di diventare il sovrano incontrastato della letteratura di genere.
Lo scrittore in gioventù era squattrinato e campava di lavori saltuari e dei proventi delle vendite dei propri scritti, piuttosto modesti agli inizi.
Ma la classe sopraffina doveva necessariamente emergere, era solo questione di tempo.
E i suoi libri scalano subito le classifiche, e vendono milioni e milioni di copie.
Successi degni dei più grandi artisti della musica mondiale.
Ma dove sta la particolarità, il karma di quest'uomo? Stephen King è forse stato capace di prendere un genere (il romanzo gotico), darne un'interpretazione nuova e personale. Tanto che oggi chi scrive di genere horror non può più prescindere dallo stile del maestro.
I libri di King sono spesso voluminosi, ma scorrono veloci perchè capaci di coinvolgere anche il lettore più disattento. Capacità assoluta del maestro è quella di descrivere oltre il mondo esteriore anche l'interiorità dei personaggi, costruirne il flusso dei pensieri. In un chiaro parallelismo con lo stile di James Joyce.
Libri come A volte ritornano, Il miglio verde, Misery non deve morire, sono oltre che capolavori letterari anche sceneggiature perfette per le rispettive pellicole che ne sono state tratte.
Perchè se il mondo della letteratura gli deve tantissimo, quello del cinema, forse gli deve ancora di più. Mai un autore è stato così utilizzato dal grande schermo in fatto di trasposizioni.
King ci aveva abituato ad un ritmo da stakanovista, a uno o più libri all'anno.
Oggi forse è arrivato il momento della pausa, se non quello dell'addio.
In un recente passato lo scrittore ha mostrato la volontà di godere una meritata pensione.
Tutti speriamo che non sia vero.
In ogni caso, grazie di tutto Stephen.

giovedì 16 settembre 2010

CARLO LUCCARELLI, MAESTRO DEL GIALLO ROCK

E' italiano, emiliano per la precisione, è uno scrittore. Uno scrittore di gialli.
Forse ne avete apprezzato l'esilarante imitazione di Fabio De Luigi.
Ma non solo. Anche un abile conduttore televisivo, di quelli che fanno programmi d'inchiesta, sempre più rari nel nostro sciagurato paese. Si chiama Carlo Luccarelli.
E da un pò di tempo anche apprezzato personaggio della radio, grazie ad uno spazio fisso su uno dei più famosi network italiani con una trasmissione originale e accattivante.
Un programma diffuso anche attraverso i canali non convenzionali del podcast, dal titolo Dee Giallo.
Un viaggio a largo raggio, verso le oscurità del mondo della musica e non solo. Un viaggio nella vita e nelle opere di personaggi epocali del rock, personalità come Elvis, Paul McCartney, Bob Dylan, Jimi Hendrix, che così tanto hanno segnato la storia di questo genere.
Esistenze a volte tormentate, a volte intense, a volte semplicemente adombrate da un evento misterioso.
Luccarelli, è stato capace di regalare alla televisione una trasmissione memorabile come Blu Notte. Un format che ha rilanciato un modo dimenticato di fare tv, tramite la capacità di riesaminare verità scomode e misteri del passato del nostro paese.
Da Ustica alle stragi di Mafia, dal caso Sindona all'omicidio Calvi.
In un modo del tutto nuovo, con un piglio a metà fra l'investigatore e lo scrittore.
Dee Giallo è qualcosa di più spettacolare, è tende a trasporre vicende terrene nella dimensione del mito. Scaricatevi il podcast, e godetevi lo spettacolo.

martedì 14 settembre 2010

UN RIVOLUZIONE CHIAMATA MUSICA, DAL GRAMMOFONO ALL'IPOD


L'industria musicale ha vissuto varie importanti rivoluzioni, che di volta in volta hanno modificato il mondo in cui il pubblico fruiva di questa splendida forma d'arte.
Fino a fine 800, l'unica possibilità di ascoltare la musica stava nell'assistere dal vivo ad un evento. Non esisteva possibilità di conservare o immagazzinare il suono.
La scoperta avvenne grazie ad una delle menti più prolifiche degli ultimi secoli, Thomas Edison, che incidentalmente comprese esservi la possibilità di imprimere una traccia sonora su cilindri di cera. E di fatto proprio in quella fase nacque l'industria musicale. E si assistette al primo fenomeno rivoluzionario, ma temporaneo.
L'invenzione del vinile, e della possibilità di stampare i supporti in serie anzichè registrare in presa diretta, fece diventare l'industria discografica un fenomeno di massa.
Bella e lunga storia quella del vinile, che resistette per larga parte del secolo successivo.
Un supporto, il long playing, che ancora oggi riscuote l'apprezzamento degli appassionati.
Ma col finire del secolo si andava alla ricerca della praticità e la musicassetta sopperiva alla problematica del trasporto e soprattutto rendeva la musica un fenomeno ancora più partecipato, grazie alla possibilità di creare copie a volontà o creare compilation personali.
Il passo successivo ha puntato alla qualità, all'introduzione del compact disc, il supporto solido ad alta fedeltà e ad alta qualità.
Per terminare con la smaterializzazione del concetto di musica che diventava un file, il tanto discusso mp3. Spesso veicolo di pirateria, il nuovo formato di file è stato spesso osteggiato ma alla fine il mondo si è dovuto arrendere all'evidenza del progresso.
E alla fine, ai giorni nostri, il concetto di IPod. Il supporto musicale assoluto, dove immettere tutto il proprio vissuto musicale, tutto il proprio bagaglio di cd per concepire l'ascolto musicale non più come una serie di album ma come un'intera playlist che rispecchia essa stessa la persona che l'ha creata.
Ed eccoci qui, in attesa della prossima entusiasmante rivoluzione.

lunedì 13 settembre 2010

STAIRWAY TO HEAVEN, LA PIU' BELLA CANZONE DI SEMPRE

Rolling Stone, la più celebre rivista musicale del mondo, le ha assegnato un misero ma onorevole 30 posto. Un sacrilegio a parere di Musixtory. Che ritiene che Stairway to heaven sia la più bella canzone ma scritta e suonata.
Il pezzo è frutto di uno dei più grandi gruppi della storia del rock, gli immensi Led Zeppelin.
Stairway to heaven è un pezzo mitico, epocale, lo si percepisce fin dalle prime note.
Lo si percepisce dalla profondità di un testo che è un'aperta critica al cinismo e alla ricchezza.
A nulla vale il mucchio di fandonie che vuole questa canzone come un inno al satanismo e un continuo richiamo al maligno con frasi recitate al contrario e doppi sensi.
Per molti gruppi la favola del satanismo è stata un abile mossa pubblicitaria.
Questo brano va valutato al di fuori di ogni preconcetto.
L'introduzione è sognante, un flauto che nasce dal nulla, una melodia soave che introduce le prime frasi del testo. Poi il ritmo cambia, fa il suo ingresso la magistrale chitarra di Jimmy Paige che dona vigore al pezzo senza forzarlo.
Arpeggi perfetti, che si fondono in perfetta commistione con gli effetti sonori di John Paul Jones e la voce sottile e acuta di Robert Plant.
Poi la chitarra sale in cattedra e imprime un'accelerazione violenta al pezzo, un'accelerazione orchestrata con classe infinita.
E il finale hard rock è il capolavoro assoluto, con il compianto John Bonham a picchiare forte sui piatti, Paige con un ritmo graffiante e assordante, Plant con una voce affascinante e irritante allo stesso tempo. Il più bel pezzo di sempre.
Indiscutibilmente.

sabato 11 settembre 2010

YOUTUBE, RIVOLUZIONE ROCK DEL WEB


Oggi è il terzo sito più visitato al mondo, molti lo visualizzano quotidianamente, alcuni addirittura caricano periodicamente i propri video.
Anche per You Tube, la rivoluzione di stampo dannatamente rock, è racchiusa nella capacità di inventare qualcosa che non esisteva prima e sconvolgere il mondo intero con questa novità.
L'idea proviene dal gruppo Hurley, Chen e Karim, ex dipendenti Paypal che concepirono la semplice idea del video sharing in rete. L'avventura YouTube inizia con l'upload di un video allo Zoo di uno degli ideatori. Un filmato di pochi secondi. Era l'anno 2005.
Da quel momento YouTube diventa molto di più.
Vi si possono visualizzare i video alternativi postati dagli utenti, vecchi filmati, spezzoni di film. Un'opportunità del tutto nuova. E da un pò di tempo a questa parte You Tube è la piattaforma per produrre contenuti editoriali originali, con la possibilità di gestire una propria tv personale.
Oggi il sito fa contare circa 20.000.000 di contatti, con i conseguenti introiti pubblicitari.
Il dominio è passato di mano nel 2006. I fondatori lo cedono a Google per 1,65 miliardi di dollari e grazie ad un'idea semplice e originale, ottengono la fama e la ricchezza.

venerdì 10 settembre 2010

STEVE JOBS, MISTER APPLE, IL RE


L'icona rock è, per antonomasia, il personaggio che con la sua nuova idea di musica assurge agli onori del pubblico e con un elezione tacita diviene Re. Così era accaduta ad Elvis.
Così accade per quello che oggi appare come uno dei più grandi geni informatici dell'era moderna. Il suo nome è Steve Jobs.
Jobs era un impiegato Atari, celeberrima casa di videogames, dalla quale si licenziò verso la fine degli anni 70, per imbarcarsi in un'avventura suicida con l'amico collega Wozniak.
A costo di incredibili sacrifici, in un garage, diedero alla luce il prototipo Apple ed Apple II.
Un'idea che diede loro ricchezza e notorietà. Era stato concepito il personal computer perfetto (per l'epoca), che aveva introdotto importanti innovazioni, come l'utilizzo del mouse.
Ma dopo il successo, e il cambiamento repentino degli scenari mondiali dell'informatica, Jobs e la sua Apple, nel frattempo quotata in borsa, persero terreno e lo costrinsero ad un esilio volontario dalla sua creatura, durato 12 anni.
Jobs fu parte parte attiva del fenomeno Pixar, pioniera della produzione di cortometraggi animati in computer grafica.
Quando, nel 1996, Apple ricontattò il suo fondatore era in piena crisi. Annaspava a causa di un sistema operativo obsoleto e di macchine costose sempre più fuori mercato.
La scossa Jobs fu decisiva.
Come un'importante artista che ritorna a calcare le scene dopo anni e ricomincia a riempire gli stadi, Mister Apple Jobs rilanciò la casa di Cupertino.
Con un'iniezione di fiducia dato da un nuovo ed efficiente sistema operativo.
Poi con il trionfo di ITunes e dell'IPod, vera e propria rivoluzione nel mondo della musica.
Per proseguire con la rivoluzione nel mondo della telefonia tramite l'IPhone.
E il più recente lancio, l'IPad, il tablet che ripromette di trasformare il mondo dell'editoria.
Lunga vita al Re, alla rockstar Mister Apple, Steve Jobs.

martedì 7 settembre 2010

GLI INVENTORI DI GOOGLE, LE ROCKSTAR DI INTERNET


Quando negli anni 90 Internet divenne una realtà diffusa si assistette ad una veria e propria rivoluzione. Di quelle che accadono dopo le grandi invenzioni.
Un'idea getta le basi e fornisce agli altri gli strumenti per creare qualcosa di nuovo e geniale.
Così accadde in quegli anni, quando il web era un universo vuoto, tutto da progettare, dove una persona qualsiasi dotato di talento e spirito d'iniziativa poteva creare qualcosa di nuovo e originale capace di rivoluzionare il mondo intero. Esistevano tutti i giusti presupposti per la nascita del fenomeno Google.
I motori di ricerca prima erano macchinosi database di indirizzi web, che raramente restituivano i risultati sperati. Occorreva un terremoto, un'innovazione totale. Una rivoluzione, di quelle in stile rock and roll. E' arrivò grazie a due studenti universitari, Page e Brin.
Che idearono il motore di ricerca basato sui link in entrata, per mezzo di uno speciale algoritmo che donava al motore di ricerca precisione e velocità di ricerca.
Una manna per gli utenti, un paradiso per i pubblicitari che potevano puntare di essere raggiunti al volo da milioni di potenziali clienti.
Google divenne una multinazionale, venne quotato in borsa, macinò in pochi anni milioni e milioni di dollari. E oggi rimane un caposaldo del web.
Che punta ad espandersi e a creare nuove porzioni di un'Internet che non c'era, sempre in prima linea per reinventarsi e reinventare.
E pensare che tutto era partito da due giovani volenterosi e un'idea originale.
A volte i sogni si realizzano.

domenica 5 settembre 2010

IL GIORNO CHE I METALLICA ABBANDONARONO IL METAL E DIVENTARONO IMMORTALI

Prassi comune della musica rock, specie se di una corrente estrema, è l'arroccarsi sulla propria posizione abbandonando propositi di sperimentazione e di modifiche al proprio stile.
Caratteristica pecuriale, questa, dell'heavy metal. Uno stile, duro, grezzo, che fa del rumore, della velocità di esecuzione e della potenza dell'interpretazione la sua essenza.
Come si è capito quindi, il metal è un genere che non perdona. Ma è contemporaneamente un genere spesso sottovalutato. Si ritiene questa corrente troppo improntata alla performance e pochissimo alla qualità, ma non c'è nulla di più falso.
In primo luogo il metal richiede un'impostazione tecnica impeccabile, ai limiti della perfezione.
Oggi è opinione diffusa che i Metallica, una band sulla breccia dai primi anni ottanta, sia il gruppo metal forse più famoso del mondo.
Un gruppo dalla storia tormentata che vide l'epoca di maggiore splendore in un periodo di crisi profonda, in cui mise in discussione il proprio clichè di band metal proponendo qualcosa di estremamente nuovo e immortale.
Era il 1991 quando i Metallica si lanciarono nella svolta definitiva. Va ben precisato che il pubblico dell'heavy metal, non tollera i cambiamenti. Non tollera che i propri beniamini sposino le esigenze di mercato e ammorbidiscano il loro stile o aderiscano alle logiche commerciali, pubblicando videoclip o lanciandosi in opere promozionali.
Ma quel 1991 era l'anno del Black Album, un omaggio ai Beatles e al loro White Album.
Ebbene, questo Album 'Nero', poi tanto oscuro non era. Conteneva l'essenza dei Metallica, ma per una volta la musica suonava meno frenetica, per una volta metteva il piede sul freno.
E generava 2 fra i più bei brani della musica di tutti i tempi.
The Unforgiven in primo luogo, un pezzo moderatamente energico ma dalle sonorità ricercate. E poi quello che forse rimane la vetta incontrastata raggiunta dalla band. Stiamo patlando di Nothing Else Matters, un vero capolavoro stilistico, una ballata tutta condotta su magistrali arpeggi che diventò la bandiera dei Metallica da quel momento in poi.
E fu proprio quello il giorno in cui i Metallica abbandonarono il Metal per scrivere una pagina immortale nella storia del rock.

giovedì 2 settembre 2010

FREDDY MERCURY E I QUEEN, MITI INTRAMONTABILI


Non esiste competizione sportiva al mondo in cui non venga mandata 'We are the champions' come sigla per celebrare il vincitore. E nelle campagne pubblicitarie, anche se non tutti lo ritengono un merito, i loro pezzi sono sempre i più utilizzati.
Loro sono un mito, ed hanno un nome. I Queen, che hanno avuto in Freddy Mercury un immenso ed insostitubile leader. Inutile citare come per altri la loro storia, i loro inizi o la loro scalata al successo. Per i Queen valgono i momenti di grandezza, gli anni che li hanno consacrati a rock band di livello mondiale. Non è un caso che il loro Greatest Hits, rimanga uno degli album più venduti della storia della musica.
Ma dove sta l'unicità dei Queen, quell'inconfindibile impronta che rendeva un pezzo qualsiasi un pezzo dei Queen. Uno stile inconfondibile ed una logica di gruppo consolidata.
Ogni componente del gruppo aveva il proprio ruolo, fondamentale per imprimere lo stile Queen ad ogni brano. Il karma superbo di Freddy Mercury, il frontman per eccellenza dalla stupefacente potenza vocale e dal timbro inconfondibile.
Il chitarrista Brian May, non un virtuoso ma uno che imprimeva ai riff un carattere immortale.
E poi il gruppo ritmico, Roger Taylor e John Deacon.
Il tutto mescolato per ottenere quel sound che ha conquistato milioni di persone, con quei cori di sapore barocco che nessuno aveva mai osato proporre nella musica rock.
Tanto per citare alcuni pezzi. L'opera d'arte Boehmian Raphsody, Radio Gaga, l'incalzante Another One Bite the dust, Somebody to Love, Who wants to live forever, The show must go on...
Citandone poche per tralasciarne moltissime.
L'epilogo? Triste ma non assoluto. La morte di Freddy, sopraffatto da una malattia spetata come l'Aids, frutto dei suoi eccessi e di una buona dose di sfortuna. Ma il mito Queen continua.
Perchè il gruppo, da quel tragico 1991 continua a lavorare, a proporre inediti, a tenere concerti con un sostituto di Mercury rispettoso dell'originale.
Queen, il simbolo della notorietà, che diviene successo, si trasforma in trionfo e trascende in mito.

giovedì 19 agosto 2010

DE ANDRE': IL ROCK ITALIANO E' IL CANTAUTORATO

Genova è una città aspra, territorialmente angusta, dove bisogna conquistare tutto con il sudore della fronte. E cosù sono i genovesi, pronti a non dare nulla per scontato, pronti a faticare il doppio del necessario per ottenere un risultato. Non è tirchio il genovese. Da solo il giusto peso alle cose in nome degli sforzi fatti. E in una terra del genere l'artista tormentato e raffinato cresce in un terreno fertile. De Andrè ne è forse stato l'esempio supremo.
Il rock, come si sa, è un fenomeno prettamente americano in parente stretto del blues, genere d'eccellenza della cultura afro-statunitense.
Il rock trasposto senza radici, specie in un Italia del dopoguerra, non sarebbe mai suonato autentico. E' non è stato così. Ma la musica italiana, la sua via, il suo rock, l'ha trovato.
I cantanti italiani più rappresentativi sono stati veri e propri poeti che trasponevano i versi in musica. Ma sopra ogni altro, c'è stato lui, il De Andrè che da defunto tutti osannano ma da vivo non hanno saputo apprezzare a sufficienza.
Un cantante capitato quasi per caso nel mondo della musica che conta, che sarebbe diventato un pessimo avvocato a suo stesso dire. Un cantante che detiene una dote incredibile, una capacità di scrivere in rima con una chiarezza di pensiero ed uno stile sopraffino.
Un cantante ma anche un musicista. Che pesca nella tradizione popolare, va alla ricerca di sonorità sempre nuove, sempre aperto a sperimentazioni, contaminazioni e collaborazioni.
Ma soprattutto un poeta mai scontato, che canta il disagio e non il benessere e lo sfarzo.
Una persona che, vittima delle debolezze della natura umana, ci ha lasciato troppo presto, quando aveva ancora molto da dirci e raccontarci

domenica 15 agosto 2010

GLI U2 SAREBBERO MAI NATI DA UN TALENT SHOW?


La domanda è chiara, la risposta è semplice. No. La più grande rock band del mondo non sarebbe mai nata da un reality show. Non avrebbe mai potuto esistere come prodotto preconfezionato del mercato. Eppure la deriva attraversata dal mondo della discografia moderna potrebbe davvero portare a conseguenze così devastanti. Forse già oggi stiamo perdendo la possibilità di ascoltare band di alto livello per ragioni commerciali.
Sia ben chiaro, questo non è un discorso estremista. La musica oltre ad essere un fenomeno artistico è anche un fenomeno commerciale ed ha bisogno de dio denaro per sopravvivere. Ma questo è e deve rimanere un rapporto di funzionalità non di dipendenza.
Non è pensabile che una corrente musicale cosi spontanea come il rock possa essere programmati a tavolino, i componenti di una band possano essere eletti nel corso di una trasmissione televisiva, e i brani siano studiati scientificamente misurando le parole per trovare il miglior prodotto ad uso e consumo del pubblico.
Quella che vogliamo è un altro tipo di musica. Vogliamo una cantina, un garage o un sottoscala. Vogliamo 4 compagni di classe che si conoscono o che mettono un annuncio in bacheca per iniziare a strimpellare assieme. Vogliamo persone che imparino assieme partendo dalle basi, che formino uno stile proprio e originale naturalmente. Che scrivano da soli i loro pezzi. Che magari conquistino il proprio successo dopo alcuni fallimenti iniziali, che vivano interamente la propria esperienza, senza scorciatoie.
Basta talent show, spazio alla musica vera, di pancia, di stomaco.
Perchè possano esserci dei nuovi U2, con altre canzoni, con altri volti.

sabato 14 agosto 2010

LIGABUE, L'ICONA DEL ROCK ITALIANO

Fino agli anni novanta o giù di li, Ligabue nell'immaginario collettivo era solo ed esclusivamente uno dei più famosi ed eccentrici pittori italiani. Oggi, nell'immaginario collettivo, il Ligabue cantante ha scalzato il Ligabue pittore.
Luciano Ligabue se oggi è una delle rockstar più acclamate d'Italia, e divide con Vasco Rossi il trono di sovrano del rock tricolore, agli esordi era più che altro un giovane promettente, con una sconfinata e raffinata capacità di scrittura di testi e l'inclinazione ad un rock grezzo e spartano ma dalla grossa carica emotiva.
Il cantante emiliano conquista il successo solo grazie a una caparbietà fuori dal comune, che gli consente di agganciare le persone che possono promuovere adeguatamente il suo talento. Pierangelo Bertoli, cantautore raffinato percepisce l'energia di questo giovane e lo aiuta molto agli inizi. A Ligabue va il merito di perseguire un progetto musicale chiaro, di proporre un rock non nuovo nei contenuti ma assolutamente personale ed originale per come viene proposto.
Di vere rockstar, poco contaminate dalle logiche commerciali, nell'Italia degli anni 90 ce ne sono poche. Vasco Rossi la fa da padrone e per tutti il rock and roll in Italia è lui.
Il fenomeno Ligabue però, dai primi anni novanta diventa una realtà sempre più concreta.
I primi lavori, contraddistinti da alcuni pezzi che poi diventeranno dei classici, sono accolti con interesse ma non sfondano.
E' il 1995 l'anno d'oro del Liga. L'anno di Buon Compleanno Elvis, un successo da 1.200.000 copie vendute, un record dei record.
E poi i live acclamatissimi. I premi che arrivano. Una canzone come 'Certe notti' che diventa uno dei singoli simbolo dell'esperienza artistica di Ligabue.
Quello è l'anno dell'incoronazione a re del rock italiano.
Ma Ligabue non smette di stupire e e quando nel 1999 si mette dietro ad una macchina da presa con 'Radiofreccia' produce uno piccolo capolavoro.
Non manca nemmeno l'esperienza da scrittore.
E da allora, ogni album, ogni live del Lucianone nazionale è un evento.
Solo gli anni 2000 frenano in parte questo fenomeno.
In questo decennio si avverte una leggera stanchezza, e nonostante uno stile unico nella scrittura dei testi certi riff e certi arrangiamenti appaiono sempre meno innovativi.
Ma un best of pubblicato di recente rilancia il fenomeno Ligabue.
Che proprio quest'anno propone 'Arrivederci Mostro', l'ultimo album.
Col solito grande, incredibile, inconfondibile stile.

martedì 10 agosto 2010

I BLUR GLI OASIS E LA GUERRA DEL BRITPOP

Correvano gli anni 90 quando la tendenza musicale del periodo prese una piega inaspettata, riportando in auge lo stile europeo in tutto il mondo. Lo stile britannico in particolare. Tramite il fenomeno denominato Britpop.
Massimi esponenti di questa corrente furono indubitabilmente i Blur e gli Oasis.
In un perfetto dualismo il loro confronto inizià quasi naturalmente, in ragione dell'estrazione sociale delle due band e delle aree sociali che si prefiggevano di rappresentare.
I Blur erano snob, rappresentanti di una giovane borghesia un pò dandy e boehmienne che cantava di spensieratezza, ma non solo. Con uno stile unico.
Gli Oasis erano i ragazzacci, rappresentanti del proletariato che cercava nella musica una via di affermazione e di espressione. I Blur suonavano complessi nei loro arrangiamenti, gli Oasis preferivano un rock molto scarno ma viscerale.
I Blur erano ben assortiti anche nei ruoli. Damon Albarn, il frontman, il ragazzo di bell'aspetto dal look e l'espressione allampanata ma dal timbro di voce straordinario. Graham Coxon, chitarrista nerd che infondeva ad ogni pezzo del gruppo un'unicità e un carattere fuori dal comune. La stessa virtuosità che si trova fra gli altri componenti della band.
Gli Oasis erano più che altro la premiata ditta Gallagher, i fratelli scapestrati e rissosi che monopolizzavano l'attenzione dei media con le loro liti costanti.
Da una parte Liam, dalla voce stridula e irritante. Dall'altra Noel, dal timbro più caldo e baritonale. Entrambi perfetti per il sound Oasis.
Non mancarono le frecciate, le parole pesanti, gli affronti fra Blur e Oasis.
Un confronto combattuto a suon di nuovi singoli, esibizioni dal vivo, riscontri di pubblico.
Ma come tutte le belle favole, anche questa storia finì.
Finito il periodo d'oro degli anni Novanta, il Britpop si ridimensionò e l'aspettativa di aver trovato i nuovi Beatles venne delusa.
Furono i Blur i primi a soccombere. Il primo atto fu l'uscita di Graham Coxon dal gruppo. La sua assenza si fece sentire in maniera consistente, e il primo album senza di lui perse quel sound inconfondibile e la verve degli anni migliori. Nel 2009 c'è stata la reunion con un mega concerto londinese, seguitissimo fra l'altro. E un nuovo album non è escluso.
Gli Oasis sono sopravvissuti altri 10 anni, fra l'abbandono del batterista e le continue liti dei fratelli terribili. Ma è di pochi mesi fa la notizia dello scioglimento definitivo e dell'inizio delle carriere soliste dei Gallagher.
Anche se il pensiero ritorna a quei magici anni novanta.

lunedì 9 agosto 2010

IL GIORNO DELLA MORTE DI PAUL MCCARTNEY...


Se conoscete almeno un poco della storia dei Beatles, certamente, ne avete già sentito parlare. Si tratta di un presunto complotto, ordito dallo staff manageriale della band inglese che a causa della morte accidentale ed improvvisa del bassista Paul McCartney, deciso di mantenere un terribile segreto costruendo una menzogna ad uso e consumo dell'opinione pubblica.
Era il principio della sfolgorante carriera dei Fab Four e, una sera, poco distante da Abbey Road e dal famoso attraversamento pedonale l'allora giovanissimo Paul, a bordo di un auto sportiva, si schiantava a gran velocità, perdendo la vita.
In quell'occasione i restanti componenti del gruppo e i manager, pur di non far crollare il castello e mantenere vivo il fenomeno Beatles, avrebbero preso la decisione più difficile.
Sostituire il malcapitato Paul con un sosia, da dare in pasto al pubblico delirante durante i concerti. Implausibile. Impossibile. Il fatto è che, da quando questa inquietante voce prese a diffondersi nell'ambiente, il gruppo non smentì mai con vigore. Anzi, cavalcò l'onda, al punto di disseminare le successive copertine degli album di indizi che lasciavano intendere che fosse tutto vero. Con evidenti benefici di immagine.
La sensazione immediata è quella di una bufala gigantesca, e probabilmente questa sensazione corrisponde alla verità. Ma immaginate che non sia cosi. Immaginate che in un gruppo musicale di ragazzi di 20 anni, molto noti ma non ancora famosi, un lutto improvviso metta in discussione il futuro della band. Immaginate che la sostituzione con un sosia sia stata concepita a livello temporaneo, magari per onorare gli impegni imminenti. Ed immaginate che, con sorpresa, il mondo intero non si fosse accorto della sostituzione e non distinguesse il vecchio Paul dal nuovo. Se riuscite ad immaginare tutto ciò, questa incredibile storia vi sembra ancora cosi implausibile?

domenica 8 agosto 2010

GREEN DAY PROFETI DEL PUNK MODERNO?

La nascita del punk, negli anni settanta, è stata un evento potente che ha messo discussione anche le certezze della musica rock. D'improvviso non è più stato così fondamentale saper suonare bene, d'improvviso l'immagine della rockstar politicamente scorretta ed eccessiva nei comportamenti è diventata normale. Era l'era dei Sex Pistols, del punk più rude e primordiale.
Un punk che la sua ragione di vita l'ha mantenuta fino ai giorni nostri.
Ma per quanto estrema e radicale, il punk è stata ed è una forma d'arte che negli anni ha subito delle inevitabili variazioni. E da questo processo è nata una delle band più acclamate dagli anni 90 ad oggi. Di chi stiamo parlando? Semplice dei Green Day.
Questo gruppo, di Berkley (USA), esplode nel 1994 con l'album Dookie, lavoro che riscuote un enorme successo trascinato dalle hit 'When I come around' e 'Basket Case' (che diventa un vero e proprio inno generazionale).
Il concentrato di energia e di freschezza proposto dai Green Day, si affina negli anni e genera album accolti calorosamene dal pubblico.
Lo stile del gruppo si indirizza verso il cosiddetto pop punk, un punk deciso ed energico che però non viene ghettizzato ma attrae un pubblico vasto ed eterogeneo.
Negli ultimi lavori, 'American Idiot' e '21th Century Breakdown' la band si concentra in un impegno politico sempre maggiore, e concepisci gli LP come vere e proprie opere rock, vivendo l'album come un concetto d'insieme e come una raccolta.
Se il punk si è trasformato dalla sua nascita, di certo ha assunto le sembianze dei Green Day.

sabato 7 agosto 2010

SONO FORSE I COLDPLAY, OGGI, IL GRUPPO PIU' FAMOSO AL MONDO?


Nel corso degli anni la musica ha vissuto un particolare passaggio di testimone. Un pò in ogni epoca si sono avvicendati gruppi che hanno calamitato più di altri l'attenzione del pubblico. Al punto di diventare leader incontrastati, da un lato all'altro dell'oceano.
Con quale metro giudicare questa leadership? Le vendite. E in questa costante lotta per detenere lo scettro di miglior band del mondo i vincitori sembrano essere stati davvero pochi. Al punto di poterli contare sulla punta delle dita. Perchè in realtà il successo e l'affermazione lo hanno trovato in tanti davvero, ma chi può dire di essere stato il preferito di europei ed americani al medesimo tempo. Vediamo.
I Beatles. Senza dubbio. Inglesi, una volta sbarcati in America hanno raccolto il consenso pressochè incontrastato. Un successo durato 10 anni, senza battute d'arresto ne ripensamenti. E dopo? Il testimone sembra non raccoglierlo nessuno. Non fraintendiamoci. La loro fetta di gloria la hanno avuta in tanti, il successo globale per alcuni c'è stato.
Ma dovendo ritrovare un consenso simile a quello riscontrato dai Beatles, in tempi recenti possiamo pensare solo agli U2. Che costantemente, ormai da piu di vent'anni, all'uscita del nuovo album fanno il pieno di vendite sia in USA che in Europa. Con hit nelle top ten di tutti i paesi. E oggi? Sicuramente per la band irlandese i fasti si stanno un pò ridimensionando, e i fan di 20 anni fa sono invecchiati, anche se ne hanno acquisiti di nuovi.
Chi raccoglierà il testimone? Difficile a dirsi, ma se oggi esiste una band che riscuote favori e che ad ogni album fa star i fan in ansia per la nuova uscita, questa band si chiama Coldplay.
Un gruppo inglese, fresco, dagli elementi abbastanza giovani, rimasto sulla breccia da più di un decennio che ha fatto di un sound ricercato ed originale la chiave del suo successo. Un sound capace di funzionare anche negli States. E un pezzo di popolarità conquistato da un frontman, Chris Martin, sposatosi con una famosa attrice come Gwyneth Paltrow.
Che dire... porte aperte al nuovo che avanza...

martedì 3 agosto 2010

ROLLING STONES TOUR D'ADDIO. MA SARA' VERO?


Viene battuta in questi giorni dalle agenzie di stampa la notizia secondo la quale i Rolling Stones starebbero progettando per l'anno venturo il tour d'addio che li traghetterebbe alla meritata pensione. Ma l'impressione è che anche questa volta, il gruppo più longevo della storia del rock stia bluffando. Ce lo vedete Mick Jagger che si ritira nella campagna inglese e si dedica a qualcos'altro che non sia la musica. E che dire di Keith Richards, è veramente convinto di negare al suo pubblico l'immagine del suo volto che ogni anno si riempe sempre di più di nuove rughe?
Difficile a credersi. Perchè nell'equazione che produce la magia del rock, le pietre rotolanti rappresentano la costante. C'erano quando tutto è iniziato.
C'erano quando combattevano in un'estemporaneo dualismo con i Beatles.
C'erano per riempire la voragine lasciata dagli scarafaggi, ci sono stati anche quando tutto è cambiato e sembrava non esistesse più spazio per loro. Hanno proseguito negli anni 80, in un contesto che non c'entrava proprio più nulla con loro. E alla fine sono diventati un'insostituibile abitudine. Rimangono l'unica band ad essersi arrogata il diritto di riproporre sempre la stessa musica nei secoli, senza pericolo di stancare.
Chi ci crede veramente... che mondo sarebbe senza Rolling Stones!!!

mercoledì 30 giugno 2010

Le canzoni storiche nascono dal caso...


Chi ha detto che la stesura di un pezzo di successo deriva da un lungo e tormentato processo creativo che mette alla prova la mente dell'artista?
La musica è molto meno sofisticata di quanto la si creda. Il rock poi, talvolta, è persino elementare.
Vi siete mai chiesti di che parlano i pezzi in inglese. Li avete mai tradotti?
Smoke on the water, ad esempio. Un pezzo storico, che ad un ascolto approssimativo può apparire come un inno all'apocalisse, ai limiti del demoniaco. Fumo sull'acqua, e fiamme nel cielo.
In realtà? Il ricordo di un incendio scoppiato in occasione di un celebre festival musicale. Nessun contenuto satanico, comunque un pezzo di grande energia.
I REM secondo voi sono i cultori di un pensiero ermetico, ma di grande significato? No a quanto pare, i primi lavori della band sono addirittura dichiaratamente no sense, un filone che Micheal Stipe e compagni non abbandonano neppure di recente 'E' zucchero di canna, ha un buon sapore, è il cinema, è Hollywood...' orecchiabile, ma chevvordì????
E che dire di Ozzy Osbourne che dichiarò pubblicamente che per l'epocale 'Paranoid', con i suoi Black Sabbath, aveva scelto di seguire con la melodia del testo la struttura degli accordi di chitarra, perchè era molto più semplice? E che il pezzo era stato scritto in pochi minuti? E noi che pensavamo che ci fosse uno studio dietro...
Il nostro Ligabue? Che pensa di tutto ciò? Si stupisce quando pubblica il suo album di maggior successo, scrive 'La forza della banda' un pezzo che per lui trascinerà l'intero album.
Risultato? Non se la caga nessuno e 'Certe notti' diviene il singolo più acclamato estratto da 'Buon Compleanno Elvis'.
E i Beatles. Il loro apice creativo è 'Noi viviamo in un bel sottomarino giallo'?!?!?!?!?
Ma attenzione questo non è disprezzo, tuttaltro. Perchè chi trasforma un testo da filastrocca o due parole sconclusionate in un brano musicale in cui il suono delle parole e la parte strumentale si fondono come in una magia, è un genio.
Chi scrive una ballata leggendaria, chi se ne frega se ci ha messo 5 minuti.
E se un brano in cui l'artista crede non funziona, poco male se ci trasmette la sua essenza con altri lavori.
Il rock and roll ha reso leggende gli emarginati, capolavori i brani di 3 accordi, frontman di successo i timidi, e musicisti virtuosi i ripetenti a scuola.
Questa è la sua magia, il rock è imperfezione e semplicità.

venerdì 25 giugno 2010

E gli scarafaggi invasero il mondo...

Il mondo della musica in se racchiude molte storie. Alcune di riscatto dalla povertà e dal disagio sociale, altre di ribellione, altre di declino ed autodistruzione.
Ma quasi tutte queste storie sono in realtà solo un capitolo di un progetto più grande.
Solo un gruppo, nella storia della musica moderna, ha scritto un intero libro.
Stiamo parlando dei Beatles, il gruppo inglese che in poco piu di un decennio di vita artistica travolse il mondo con uno stile del tutto nuovo che avrebbe scardinato ogni certezza dell'epoca.
Definendo quella che avrebbe essere, da quel momento in poi, l'immagine della rock band perfetta.
Perchè nel loro vissuto i Beatles, hanno davvero tutto. Qualsiasi cosa.
Iniziano da un contesto periferico, un'Inghilterra in cui si viveva un gran fermento musicale ma nella quale si subiva il complesso della sudditanza dagli USA.
I Beatles invertono la tendenza, scalano le classifiche in tutti i continenti, issando la Union Jack in terra americana.
Non solo, finchè hanno voglia di esserlo, i Beatles, sono i musicisti che più di tutti riempono stadi e palazzi dello sport. Non esiste luogo al mondo in cui vadano a suonare in cui non si creino problemi di ordine pubblico.
Poi la decisione di non suonare più dal vivo, e la decisione di affidare allo studio di registrazione le emozioni del loro sound.
I Beatles sono moda, quando il loro look del caschetto e del completo scuro stretto diventa un must. I Beatles sono sperimentazione, percorrono prima di ogni altro vie che nessuno aveva osato immaginare. Dalla canzonetta al tormentone, dal rock più grezzo alla ballata, con magnifichi sconfinamenti nella psichedelia.
I Beatles scrivono pezzi memorabili anche quando stanno per dividersi, il loro scioglimento è un evento talmente potente che se possibile ne consacra ancora di più il mito.
L'energia del gruppo si divide equamente fra i membri della band anche dopo la divisione.
Lennon è la vera rockstar della band, ne impersona gli eccessi e la sua fine tragica appare solo una logica conseguenza di un vita vissuta all'insegna dell'anticonformismo.
McCartney l'anima immortale, che ancora oggi propaga l'aura e l'essenza del gruppo nel mondo.
E' il Beatle per eccellenza che più degli altri trova il successo al di fuori del gruppo.
A lui si deve il lato misterioso della band, con la leggenda mai chiarita della sua presunta morte in giovane età e la sostituzione con un sosia.
Ringo, in tono minore, continua la sua esperienza musicale e di recente riceve una stella sulla celeberrima Walk of Fame.
George, sconfitto qualche anno fa da un male incurabile è la rappresentazione malinconica dei Fab Four, al quale dobbiamo momenti di un intensità rara, fuori e dentro i Beatles.
Una storia, ancora viva e vitale, apparentemente immune allo scorrere degli anni.