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lunedì 26 ottobre 2009

PINK FLOYD, UNA STORIA DEL ROCK, LA STORIA DEL ROCK

Hyde Park è il polmone verde del centro di Londra, dove è usuale fare jogging a tutte le ore del giorno.
Nel luglio 2005 quello sconfinato parco fu teatro dell'ultimo atto di un'avventura emozionante, iniziata più o meno 40 anni prima, un'avventura con un nome ben preciso: Pink Floyd.
Quell'anno il Live 8, manifestazione di portata mondiale e proseguimento ideale del Live Aid di 20 anni prima, aveva coinvolto le piu grandi star della musica mondiale unite nel nome della solidarietà e del sostegno alle popolazioni del Terzo Mondo afflitte dai laceranti problemi della fame e della povertà.
In quella giornata, sui palchi dislocati in varie località sparse per i 5 continenti si alternarono personalità del calibro degli U2, Paul McCartney, Madonna, The Who, Coldplay, solo per citarne alcuni. Ma quando la manifestazione volgeva al termine, i milioni di telespettatori trattennero il respiro per un attimo quando ai loro occhi, visibilmente invecchiati, si presentò quella che per molti rimarrà la più grande e sofisticata band di tutti i tempi.
Un sussulto quando imbracciano gli strumenti, la paura di ascoltare un voce resa troppo roca e stonata dagli anni, di un assolo suonato senza passione, di un carattere affievolitosi con gli anni.
Ma questi dubbi, sulle note di Money, I wish you where here e Comfortambly Numb, si dissolvono nell'aria. E pura magia quella sera a Londra, magia che viene da lontano.
Quella sera Rogers Waters saluta una persona, dicendo che quella sera stanno facendo quello per tutti quelli che non sono li in particolare per Syd, Syd Barrett.
Chi era costui, quest'uomo la cui immagine è stata così distorta e abusata, per scivolare quasi nel mito? Syd Barrett è una delle anime fondatrici dei Pink Floyd, di cui elabora il nome prendendo a prestito i cognomi di due bluesman.
Per lui la gloria è un fatto passeggero, avvelenata da una triste sorte che lo vedrà percorrere l'angusto sentiero della follia.
Gli abusi di sostanze stupefacenti, acidi in particolare, minano irreparabilmente la già fragile personalità di questo ragazzo che registra con la band i primi due album The Piper at the Gates of Dawn seguito da A Saucerful of Secrets.
La sua carriera finisce tristemente con deliranti esibizioni in cui scorda la chitarra sul palco, suona una sola nota per tutto il concerto o addirittura non si presenta. A nulla valgono i tentativi discografici di riproporlo come solista. I Pink Floyd dopo averlo sostituito in pianta stabile dal 1968 con David Gilmour, gli danno l'ultimo saluto in musica con l'album I wish you where here e la struggente 'Shine on you crazy diamond'. Ma proprio mentre il gruppo privo di frontman, sembra avviato al declino, avviene il miracolo vero.
Con la nuova voce e chitarra solista nei successivi album il gruppo esplora il rock psichedelico ed il progressive, con una chiave tutta personale. Nel Regno Unito si hanno i primi riscontri ma l'affermazione negli Stati Uniti appare meno scontata.
Ma nel 1973, la pubblicazione di The Dark Side of the moon è l'affermazione totale e definitiva, con 45 milioni di copie vendute, e record di permanenza in classifica in tutto il mondo.
I testi sono momenti di profonda filosofia e spaziano su temi differenti, originali e mai scontati. E' poi il turno del già citato I wish you where here.
Cominciano i contrasti fra Gilmour e Roger Waters, che prima di diventare insanabili ci lasciano il capolavoro dei Pink Floyd di fine anni 70, l'opera rock 'The Wall' che consacra il mito della band dei concerti evento.
Nel 1985 Waters da l'addio definitivo proseguendo in una strada solista, mentre i Pink Floyd continuano a esistere sotto il nome di David Gilmour che li traghetta agli anni 90 con un paio di album di buon successo, l'ultimo dei quali, intitolato The Division Bell, viene pubblicato nel 1993. Occorrono 12 anni per rivedere la band riunita nello stesso palco, per l'ultimo atto di una carriera irripetibile ormai giunta al termine.
Proprio in quella sede Gilmour afferma che non esistono progetti di reunion e, 3 anni dopo, la morte di Nick Mason, altro componente della band, pone fine a qualsiasi prospettiva in questo senso. Ma è bello pensare che quella sera di luglio di 4 anni fa, i Pink Floyd su quel palco a darci l'ultimo brivido c'erano tutti, Syd compreso.

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